Inaugura venerdì 21 giugno, alle ore 20.30, la sua XV edizione de Il Giardino delle Esperidi Festival con la prima nazionale di Berta_canto alla terra di e con Alessandra Pasi (produzione Nudoecrudo Teatro), dedicato a Berta Càceres, attivista indigena Lenca, assassinata il 3 marzo 2016. Il giorno della sua morte è chiamato “la Siembra”, la semina, a significare i semi di lotta e libertà che grazie a lei continuano a germogliare nelle coscienze. Iniziamo dunque il giorno del solstizio d’estate a celebrare il legame con la natura, iniziamo con la storia di una donna straordinaria che ha lottato tutta la vita per la difesa della terra, dell’acqua, della foresta e dei suoi popoli.
Prima dello spettacolo, alle 19.00, ci sarà un social dinner cena a base di cibo selvatico – erbe, frutti, fiori, bacche, cortecce, radici – a cura di Eleonora Matarrese autrice de La cuoca selvatica, storie e ricette per portare la natura in tavola edito da Bompiani.
Dopo il successo della lunga giornata in cammino tra spettacoli e concerti della scorsa edizione, quest’anno Il Festival delle Esperidi propone un’esperienza unica, ancora più intensa: 16 ore di completa immersione nella natura, dal pomeriggio di sabato 22 giugno fino alla mattina di domenica 23 giugno, un percorso itinerante, sensoriale e poetico di scoperta della vita delle piante, musica, performance e uno straordinario concerto notturno nel bosco. Dà inizio sabato 22 giugno alla maratona nella natura, la prima nazionale di Alberi Maestri, performance itinerante di Pleiadi che, che, da Villa Maria, via Mondonico 1, Comune di Olgiate Molgora, frazione Mondonico, condurrà il pubblico su un sentiero romanico nel bosco fino al borgo di Campsirago. Alberi maestri è una performance itinerante ed esperienziale alla scoperta del mondo degli alberi e delle piante, principio e metafora della vita stessa. Un cammino d’incontro con il mondo vegetale, con la sua stupefacente esistenza, con la sua complessità, la sua intelligenza e la sua incredibile capacità di analizzare e risolvere situazioni complesse, di agire in rete, di affrontare traumi e aggressioni. Guidato da un performer e dotato di cuffie, il pubblico vivrà un’intensa esperienza sonora, poetica e visiva attraverso un percorso, scandito in 19 quadri, che lo condurrà verso una consapevolezza empatica ed emozionale della straordinaria comunità delle piante e degli alberi, gli esseri viventi più antichi del pianeta che, come grandi giganti, assistono al passaggio delle generazioni, alla precessione degli equinozi, alle ere glaciali, così come al movimento di un piccolo insetto sulla loro corteccia. Un viaggio, collettivo e individuale al tempo stesso, attraverso la soglia in cui si incontrano l’universo umano e quello arboreo. Alla fine il pubblico si troverà a realizzare una grande foresta insieme alle performer dello spettacolo. Il cammino teatrale dura due ore e percorre un dislivello di 350 metri.
Alle 21.00 Camilla Barbarito, il cui ultimo album è stato ottimamente recensito dalle maggiori riviste musicali europee, porterà sul palco di Campsirago Residenza il concerto Il sentimento popolare, con Fabio Marconi alla chitarra, Raffaele Kohler alla tromba e Alberto Pederneschi alla batteria. Alle 22.30 la performance Alberi di Silvia Girardi, ispirata alla capacità di movimento delle piante e alla fotosintesi, l’unico processo in natura in grado di raccogliere l’energia solare e dare vita, “un gesto per riaffiorare dal dominante antropocentrismo di questo nostro tempo”. Alle 23.30 un evento davvero unico. In mezzo al bosco, in un prato illuminato dalla luce del fuoco “Elementare- performance musicale vocale della durata di una notte”. Le sei voci del Collettivo Amigdala, un lungo canto rivolto alla notte, una celebrazione dell’attesa in cui l’alba a venire diventa figura di attraversamento: “Se per noi, che la attraversiamo di solito cantando in acustico in luoghi interni, quella di Elementare rimane una delle esperienze più intense e turbanti. Sabato 22 giugno per la prima volta, sperimenteremo l’intensità di “Elementare-performance vocale della durata di una notte”, all’aperto in un luogo selvaggio e straordinario.” Con le prime luci della mattina Valeria Margherita Mosca, chef, forager di fama internazionale e direttore del Wooding Wild Food Lab, uno tra i più importanti laboratori al mondo dedicati alla catalogazione e all’utilizzo del cibo selvatico per la nutrizione, guiderà alla raccolta dell’iperico e del tarassaco, erbe cariche di simbolismo per le loro proprietà benefiche, e della rugiada che inumidisce il prato dotata di facoltà rigenerative; una tradizione antichissima comune a molte culture, legata al giorno dell’anno in cui si ritiene che le erbe raccolte abbiano un potere particolare e che tutte le loro proprietà siano esaltate alla massima potenza. Anche la radura del San Genesio è un luogo magico, in cui nascono spontaneamente diverse specie di piante, eredità forse dell’antico monastero che la sovrasta, dove un tempo i monaci coltivavamo erbe officinali. Un prato perfettamente circolare, circondato da diverse specie di alberi maestri, tra cui frassini, faggi, ippocastani, delle querce, noci, castani, che coesistono inspiegabilmente vicini. Un luogo di culto da 2000 anni, anche per la vicina presenza di una sorgente la cui acqua era creduta curativa e accanto alla quale fu costruita la Madonna del sasso; un luogo carico di una simbologia legata alla natura, dove un tempo, prima del monastero cristiano, sorgeva il tempio di Giano Bifronte, protettore del passaggio e degli inizi, invocato per la semina. Un prato dove crescono le felci azzurre, primo gruppo terrestre ad aver sviluppato un sistema vascolare per il trasporto di fluidi permettendo così la vita fuori dall’acqua, e i cui semi venivano cercati da tempi antichissimi proprio il giorno del solstizio, la notte di san Giovanni. Stessa notte in cui si raccolgono le noci acerbe per preparare il nocino, che crescono abbondanti sui sugli alberi di noce che circondano il prato del san Genesio, santo protettore del teatro.
Alle ore 11.00, nella yurta di Campsirago Residenza uno spettacolo-concerto tout public: Angeli di terra di ScarlattineTeatro che viene presentato in forma di studio: in scena una strana macchina e una manciata di terra. Un’attrice e un musicista compiono un rituale alchemico di trasformazione della materia che riporta fertilità alla terra, salvando metaforicamente ciò che di più prezioso e in pericolo abbiamo al mondo: la vita delle piante. La drammaturgia è di Giusi Quarenghi, poetessa e scrittrice, insignita di prestigiosi premi nazionali, tra cui il Premio Andersen 2006.
Al tramonto di domenica 23 giugno, nei prati della cascina di Figina, uno tra i luoghi naturali più suggestivi del Monte di Brianza, vanno in scena due spettacoli che ripropongono le caratteristiche salienti del Festival: il Teatro nel paesaggio, il cammino e la relazione tra performer e pubblico. Kodama di Marta Lucchini (ore 18.00 e ore 20.00) minuta liturgia silvestre di trasfigurazioni, giardino interiore di apparizioni e metamorfosi, uno sciogliersi tra Acqua, Aria e Terra, un corpo che cerca la sua forma, si tras-forma, incarnando stati diversi dell’essere, e Odisseo del Teatro del Lemming (doppia replica alle ore 19.00 e alle 21.00), “un teatro che azzera il distacco tra spettatori e spettacolo, che annulla i ruoli per reinventarne altri, per dire al pubblico «tu sei Ulisse» e chiedergli di viaggiare” – Gian Maria Tosatti, Il Messaggero.
Il lungo e intenso weekend si chiude alle 21.00 con Bartleby, coproduzione Teatro Invito/Teatro della Cooperativa, tratto dal testo di Herman Melville, interpretato da Luca Radaelli e diretto da Renato Sarti. Una narrazione sul filo dell’ironia che ci conduce su un sentiero sempre più stretto, alla fine del quale ci ritroveremo sull’orlo di un abisso. Perché Bartleby è l’Umanità intera. Salvare Bartleby è l’impresa ardua, il grande fardello che ognuno di noi ha sulla coscienza.