performance site-specific
teatro immersivo nel paesaggio
90 minuti
Primo studio settembre 2023
Debutto aprile 2024

Da dove si comincia? I muscoli si tendono. Una gamba è il pilastro che sostiene il corpo eretto. Tra il cielo e la terra. L’altra è un pendolo che oscilla da dietro. Il tallone tocca la terra. Tutto il peso del corpo rolla in avanti sull’avampiede. L’alluce prende il largo, ed ecco, il peso del corpo in delicato equilibrio, si sposta di nuovo. Le gambe si danno il cambio. Si parte con un passo, poi un altro, e un altro ancora, sommandosi come lievi colpi sul tamburo, formano un ritmo: il ritmo del camminare. Rebercca Solnit

Il tema della performance urbana è il cammino: il cammino nell’evoluzione della storia dell’umanità e il cammino in relazione al tempo presente e alla società contemporanea. Lo studio è partito da una pratica ventennale e da un testo fondamentale: La storia del camminare di Rebecca Solnit, il principale tentativo di ricostruire in modo sistematico il ruolo del cammino nella civiltà e nella cultura occidentali.

Il grande antropologo Andrè Leroi-Gourhan sosteneva che l’uomo divenne uomo quando liberò mani e bocca dai vincoli dei quattro appoggi. Divenne in sostanza uomo da quando imparò a camminare, rendendo sostanziale la posizione eretta. Per Leroi-Gourhan più che animale razionale, più che bipede implume, l’uomo è l’essere camminante per eccellenza. “La storia dell’umanità inizia allora con i piedi […]. L’umanità è in cammino, da sei milioni di anni. Per molti aspetti siamo sapiens grazie alla capacità di spostamento sulle lunghe distanze che ci ha portato lontano, a esplorare di volta in volta i nostri limiti, ad attraversare e incorporare paesaggi per poi trasformarli, a ponderare le nostre capacità adattive in ambienti sempre nuovi, a plasmare un cervello che deve alla plasticità e alla flessibilità la sua unicità.”

Già Aristotele aveva definito il camminare ciò che definisce e contraddistingue l’umanità. L’essere bipedi non è una caratteristica accidentale, ma un elemento essenziale dell’uomo.

Il camminare somiglia ad una lettura/scrittura. Il camminare è anche usato come linguaggio performativo finalizzato a trasmettere messaggi espliciti in una dialettica collettiva di tipo politico/democratico. Le avanguardie artistiche del Novecento portarono alle estreme conseguenze il significato di critica sociale attribuito all’attività del camminare. Per i Dada il percorrere a piedi gli spazi banali e marginali della città equivaleva a contrapporre all’estetica dominante un’estetica ludica e performativa.

Nel corso dell’esperienza in cammino tratteremo il tema del vagabondare poetico, della strada come luogo della percezione del pericolo, la pratica dei pellegrinaggi, delle marce, delle manifestazioni, dei pride, per arrivare infine a un incontro con il mondo del meditativo e del riallineamento, nella riconnessione con il proprio IO corporeo e spirituale.

Essendo il camminare individuale e collettivo uno dei modi di occupare lo spazio pubblico, la storia del camminare è anche inevitabilmente una storia del rapporto tra spazio e società, e quindi della relazione tra democrazia e spazio pubblico. Infatti la ‘camminabilita’ di uno spazio coincide in larga misura con la sua democraticità. Ciò ovviamente a condizione che il concetto di walkability, sia inteso in senso ampio e includa la possibilità dei diversi soggetti e gruppi sociali di manifestare sé stessi e la propria identità politica e culturale, sessuale e religiosa. C’è quindi un tema politico molto forte dietro il cammino. Camminare è democrazia in relazione agli spazi pubblici. I più grandi cambiamenti di rotta politica e culturale, così come le grandi rivoluzioni della storia, sono quasi sempre avvenuti tramite l’appropriazione di piazze, strade, spazi pubblici grazie a marce, manifestazioni, grandi camminate comunitarie. Il Pride è solo uno degli ultimi strumenti con cui una comunità, in questo caso quella Gay prima e LGBTQ+ oggi, scende in strada e marcia a piedi per essere riconosciuta, per mostrare la propria esistenza identitaria e combattere gli stereotipi. Camminare insieme, riappropriandosi degli spazi pubblici, è quindi costruzione del mondo democratico.

Non mancherà un omaggio alle madri di Plaza de Mayo che, dal 30 aprile 1977 ogni settimana, continuano a camminare in senso antiorario intorno all’obelisco dell’omonima piazza indossando fazzoletti e cartelli con i nomi dei figli scomparsi e la data della scomparsa, in un rituale in cui non è concesso dimenticare e in cui la memoria recupera il proprio significato più profondo. Camminando.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Henry David Thoreau Disobbedienza civile; Camminare; Walden ovvero Vita nei boschi
Rebecca Solnit Storia del camminare
Bruce Chatwin Le Vie dei Canti
Enzo Braschi La conoscenza segreta degli indiani d’America
Rainer Maria Rilke Del paesaggio
Pierercole Musini Gandhi. Il seme della non violenza
J.J. Rousseau Le fantastiche vie di un viandante solitario
Thic Nhat Hanh Il miracolo della presenza mentale
Pauline Olivieros Listening
Francesco Carreri Walkscapes camminare come pratica estetica
Walter Benjamin Infanzia berlinese
Jean Augoyard François

una performance di Michele Losi | con (in alternanza) Michele Losi, Sebastiano Sicurezza, Stefano Pirovano, Giulietta De Bernardi, Marialice Tagliavini | elementi di scena e costumi Stefania Coretti | musiche Luca Maria Baldini e Nori Tanaka | coaching attorale Sebastiano Sicurezza | movimento Filippo Porro_Azioni Fuori Posto | testi di Michele Losi con la collaborazione di Sofia Bolognini | una produzione Campsirago Residenza | con Omnicent Hukia / D:DNA | ufficio stampa Giulia Castelnovo | fotografie Alvise Crovato

Rassegna stampa

“Ci siamo mai chiesti come camminiamo? Quali sono i modi di camminare? Cosa succede quando camminiamo? Come percepiamo quello che ci sta intorno? Sono le domande a cui cerca di rispondere Just walking, il cammino-performance di Michele Losi, regista e attore che da anni mette in scena spettacoli decisamente originali di teatro del paesaggio. . La troviamo un’esperienza che chi ama camminare dovrebbe fare, che ti aiuta a mettere un piede davanti all’altro con più consapevolezza, ad ascoltare meglio il tuo corpo, ad affinare i sensi e la creatività.

𝑱𝒖𝒔𝒕 𝒘𝒂𝒍𝒌𝒊𝒏𝒈 riprende alcuni concetti e modalità di un lavoro precedente, Alberi Maestri, ambientato nei boschi. Parte da uno studio della filosofia del camminare che attraversa i secoli. […] Autori, filosofi, politici, camminatori che hanno portato avanti il pensiero passo dopo passo. Nel corso dell’esperienza abbiamo provato i diversi modi del camminare, in uno spazio urbano fatto di strade asfaltate, rotonde, stazioni, marciapiedi, cavalcavia. Un panorama come tanti, in cui è il modo in cui camminiamo a fare la differenza e a farci vedere il mondo con occhi più attenti. Proviamo a muoverci in fila indiana come degli esquimesi, a zig zag come in un gioco da bambini, mano nella mano come nella marcia di Martin Luther King, a braccetto come quelle del Mahatma Gandhi.

Mentre risuonano ritmi tribali, musiche trance ma anche Walk on the wild side di Lou Reed e testi originali, giriamo intorno alle rotonde, vagabondiamo, meditiamo e ci riallineiamo con il mondo che ci circonda. Un’immersione profonda favorita dall’isolamento acustico che stimola i sensi, allarga la percezione, invita a pensare. […]  Just walking è un’esperienza che puoi fare ovunque. Si adatta alle periferie più anonime come al centro delle grandi città. E che ti lascia con i sensi rinnovati, la mente libera e un gran senso finale di divertimento.”