performance site-specific
teatro immersivo nel paesaggio
90 minuti
Anteprima: luglio 2023

Una performance site-specific ispirata a Giordano Bruno in relazione al sole e a Orfeo e Euridice in relazione alla morte e alla vita, al giorno e alla notte. Field recordings, strumenti acustici e improvvisazione live dialogano creando traiettorie e partiture poetiche che si relazionano con i corpi dei performer dentro il paesaggio. Nella ri-scoperta di dettagli del luogo, nella loro amplificazione attraverso la ripetizione e le microvariazioni, lo spettatore trova nuove prospettive per la fruizione dello spazio naturale.

L’uomo è un momento del ritmo della natura.
Giordano Bruno

Seguiamo il Sole per ritrovare il cuore, il suo ritmo e farne musica.
Seguiamo il Sole per riappropriarci delle nostre ombre.
Seguiamo il Sole perché non lo facciamo quasi mai.
Seguiamo il Sole per perdere tempo, per prenderci tempo
Seguiamo il Sole senza utilità
Seguiamo il Sole per portarvi con noi
Seguiamo il Sole perché ci acceca e ci scalda
Seguiamo il Sole perché siamo inguaribilmente Romantici
Seguiamo il Sole perché illumina tutto
Seguiamo il Sole perché è facile da seguire
Seguiamo il Sole perché così ci allontaniamo da noi stessi e scopriamo novità
Seguiamo il Sole perché brucia
Seguiamo il Sole perché è al centro

Dopo la prima scena gli spettatori saranno divisi in due gruppi e continueranno in due percorsi differenti che si uniranno alla fine per dedicarsi alla contemplazione dell’alba o del tramonto. Lungo i percorsi le performer Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli, Giulietta De Bernardi abiteranno il paesaggio costruendo evocative partiture di teatro fisico. Ed è così che il pubblico si troverà partecipe di una metamorfosi del paesaggio che cambia con la luce e sarà invitato a sua volta a cambiare sguardo. Questo sguardo verrà stimolato dal senso dello spostamento, e il pubblico giocherà a far parte di una rifrazione collettiva. Lo spettatore verrà condotto ad attraversare il paesaggio oscillando tra stasi e cammino, nella riscoperta di dettagli del luogo naturale e troverà nuovi sguardi per un diverso abitare le geografie sonore e spaziali. Una performance partecipata in cui azione, danza, teatro fisico, musica live, poesia e paesaggio si intrecciano in un ecosistema creativo che, come una lente d’ingrandimento, vuole provare a rivelare e amplificare le connessioni tra essere umano e natura.

Sun Followers accade solo all’alba e al tramonto. Seguire il sole nelle sue fasi salienti vuol dire osservare il suo cambiamento così come la “trasfigurazione” di un luogo nella sua essenza naturale.

L’unico metodo a disposizione dell’uomo, sia che stia ragionando sia che stia creando, è quello di socchiudere gli occhi contro il bagliore e la confusione del mondo reale.
Italo Calvino

Video di Luana Giardino

autori Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli, Giulietta De Bernardi, Sebastiano Sicurezza, Luca Maria Baldini, Sjoerd Wagenaar, Michele Losi | di Sjoerd Wagenaar | tratto da Giordano Bruno e dal mito di Orfeo e Euridice | drammaturgia Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli, Giulietta De Bernardi, Sebastiano Sicurezza, Luca Maria Baldini, Sjoerd Wagenaar | con Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli, Giulietta De Bernardi, Sebastiano Sicurezza, Luca Maria Baldini | regia Sjoerd Wagenaar | movimento nello spazio Michele Losi | produzione Campsirago Residenza | con il sostegno di NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo – Edizione 2023/2024

Rassegna stampa

Sun Followers, un rito concepito dal regista olandese Sjoerd Wagenaar, fra i punti di riferimento a livello internazionale nel teatro del paesaggio, che invita il pubblico a dividersi in due cordate e ad incamminarsi, insieme alle proprie guide, per vie diverse sul monte. L’esperienza (perché di questo si tratta, non di semplice fruizione) si arricchisce grazie alle performance di Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli e Giulietta De Bernardi che danzano fra i rovi e le spighe, trasportando un’enigmatica sagoma umana sulla sommità. L’epilogo, quando il sole tramonta (ma una replica era prevista anche all’alba) invece avviene a valle, dentro una piccola radura dall’atmosfera anch’essa sacrale, insieme al compositore Luca Maria Baldini e all’attore Sebastiano Sicurezza che duettano con grande intesa fra sonorità campionate in natura e il corpus poetico di Rainer Maria Rilke.

Una lunga passeggiata, per gran parte della quale gli spettatori camminano attaccati in fila indiana a una corda. Anche in questo caso la meccanica è quella della apparizione di epifanie performative qui è lì nella natura. Il tema è il turbamento della sensibilità individuale, il modo in cui la fragilità del nostro tempo cerca di trovare un equilibrio in ciascuno di noi. A disposizione dell’artista olandese un gruppo di cinque performer italiani, organici nella loro pratica artistica al progetto di Campisirago Residenza.
La performance viene replicata al tramonto e la mattina di domenica all’alba, con gli spettatori che si svegliano alle cinque per arrivare al fondo valle e iniziare la loro ascesa al colle che li porterà, dentro un meraviglioso paesaggio, a trovare incontro con parole, teatro fisico, linguaggio poetico anche con il supporto di cuffie audio (al progetto sonoro e alla performance, sotto questo aspetto ha intensamente collaborato Luca Maria Baldini).
La fatica di vivere, i turbamenti delle nostre identità portati in scena con faticosa rappresentazione dell’umano che scivola nel tentativo di aggrapparsi alle poche certezze, che deve ingoiare la terra, che si trova nudo e solo davanti all’orizzonte della vita, vengono portati in scena in un paesaggio dove l’artista riesce a creare anche la contrapposizione fra il vicinissimo e il lontanissimo, con alcuni performer che compiono azioni a valle mentre il gruppo si trova in cima al colle. Chiude la passeggiata una specie di luogo magico, una piccola piazzetta di pochi metri circondata da pini e che assomiglia a un altare naturale, attorno al quale con dispositivo rituale, gli spettatori si dispongono in cerchio e dove viene letta una lunga poesia, affidata qui a una interpretazione sonora e vocale pregiata.
Renzo Francabandera, PAC

La coinvolgente suggestione sacrale offerta dall’attore e vocalista Sebastiano Sicurezza, che legge brani di Rilke su Euridice, accompagnato dal banjo di Luca Maria Baldini, suonato con l’archetto.

Una performance tesa a riscoprire l’amore che ci circonda in natura, i colori, i suoni, gli odori, il paesaggio e la biodiversità. Un invito a lasciarsi pervadere da tutto questo e a fluire insieme alla natura.

Un percorso che crea le fila di una comunità, che si irraggia tra sentieri e colline, animati dai testi dello stesso Wagenaar, di Bruno e di Rilke. Intanto, evanescenti creature femminili (Noemi Bresciani, Ladislaja Pietrangerli, Giulietta De Bernardi) si materializzeranno con la sottigliezza di ombre, ad agitare il paesaggio in modo tenue.
Quest’arte performativa è labile come un segno nell’acqua, come un graffito tracciato nell’aria. Ma se il saggio indica la luna, il nostro sguardo non si ferma al dito. Apprezziamo questa natura ora incontaminata, ora capace di dialogare con l’uomo, come nei lunghi filari di vite. Come un cannocchiale, estendiamo lo sguardo verso un altrove immaginifico.
Inseguiamo le performer come si prova a scovare un fantasma. È una regia cinematografica quella di Wagenaar con la supervisione di Losi, con alternanza di sequenze mobili e statiche. Dominano i campi lunghi e lunghissimi su quelli medi o a figura intera. Cambiano continuamente altezza, angolazione e inclinazione. La profondità di campo consente allo spettatore di decidere dove dirigere lo sguardo.
Alle Esperidi l’arte dà prova di saggezza, e compie un passo indietro rispetto alla natura. Rimane sullo sfondo la musica elettronica originale di Luca Maria Baldini davanti alla voce di Sebastiano Sicurezza, un attore sempre più capace di suggestioni sonore, di variazioni di timbri e registri, dalla recitazione al canto. Fra cipressi, massi di granito e gradoni, risuonano i versi di “Orfeo ed Euridice” di Rilke. Siamo fra le Piramidi di Montevecchia: da lassù, almeno quaranta secoli ci guardano.
La poesia di Rilke, invece, ha “solo” 120 anni. Ma risuona, sacra e solenne, attraverso le corde vocali di un novello guitto della scena italiana.
Vincenzo Sardelli Klp