Alberi maestri

By 6 Aprile 2023 Novembre 2nd, 2023 spettacoli

Domenica 12 novembre alle ore 10.00 torna sul sentiero da Mondonico a Campsirago la nostra performance itinerante nel bosco Alberi maestri: un’esperienza sonora, poetica e visiva alla scoperta del mondo degli alberi. Un viaggio, collettivo e individuale al tempo stesso, attraverso la soglia in cui si incontrano l’universo umano e quello arboreo.

Un cammino d’incontro con il mondo vegetale, con la sua stupefacente esistenza, complessità, intelligenza e incredibile capacità di analizzare e risolvere situazioni complesse, di agire in rete, di affrontare traumi e aggressioni. Guidato da un performer, il pubblico vivrà un’intensa esperienza sonora, poetica e visiva che lo condurrà verso una consapevolezza empatica ed emozionale della straordinaria comunità delle piante e degli alberi, gli esseri viventi più antichi del pianeta che, come grandi giganti, assistono al passaggio delle generazioni, alla precessione degli equinozi, alle ere glaciali, così come al movimento di un piccolo insetto sulla loro corteccia.

composizione nello spazio Michele Losi | drammaturgia Sofia Bolognini, Michele Losi | suono Luca Maria Baldini, Diego Dioguardi | performer Stefano Pirovano | produzione Pleiadi, Campsirago Residenza

Ritrovo e partenza: Villa Maria, in via Mondonico 1 a Monticello-Mondonico
Arrivo: Campsirago Residenza, via S.Bernardo 2, Fraz. Campsirago, Colle Brianza

Dislivello 350 metri
Durata 90 min.

Biglietti: 12€ / 10€ ridotto under 25, over 65, residenti di Colle Brianza
Acquisto online: campsiragoresidenza.18tickets.it/event/15583

La rassegna Campsirago Luogo d’Arte è realizzata in Partenariato Speciale Pubblico Privato con il Comune di Colle Brianza. È finanziata dall’Unione europea – NextGenerationEU. Ha il patrocinio della Provincia di Lecco.

Rassegna stampa

“Ogni sosta è una scoperta che richiede l’uso di tutti i sensi, un’immersione completa e rivolta a chiunque, sia per l’agilità con cui è possibile compiere il percorso, sia per l’accurata selezione delle parole; tutti elementi che suggeriscono una decisa vocazione pedagogica che accoglie la complessità e cerca di restituirla attraverso un discorso poetico. Si scopre così una natura laboriosa e incredibilmente intelligente, risoluta nel resistere alle avversità, in grado di adattarsi, pronta a ribellarsi e capace di chiedere aiuto.” Arianna Lomolino – Hystrio

“Questo progetto richiama fusioni paniche di dannunziana memoria, sfrondate però di ogni narcisismo. Tacciono gli spettatori, carpendo l’orchestra formata dalla natura: ruscelli, uccelli, il soffio del vento tra gli alberi. Un concerto sinestetico asseconda i suoni di Luca Maria Baldini e Diego Dioguardi. […] Bastano la natura, la poesia, la presenza silenziosa di ninfe dell’acqua, di figure femminili eteree sottili come radici, a fare da estensione della vista, a dilatare gli altri sensi liberi di ogni residuo corporeo, affinati dentro una dimensione onirica.” Vincenzo SardelliKrapp’s Last Post

Alberi maestri è commovente sia in senso comune che letterale (ci si muove assieme), Losi ad aprire la fila e dare avvio, in punti precisi, alle diverse tracce che noi spettatori camminanti sentiamo in cuffia. […] Su almeno tre livelli di percezione agisce, con asciutta precisione, Alberi maestri: cognitivo, emotivo e sensoriale, attraverso un dire che spiega, evoca, incoraggia. Parole, composte da Michele Losi e Sofia Bolognini, che fanno da contrappunto a sacrosanti spazi di silenzio – anche se il silenzio non esiste, ci ricorda Cage: è solo un’occasione di diverso, più acuto percepire. Questa festa di sensi e di senso è orchestrata con gentile rigore da Michele Losi, che in locandina si accredita in primis la “composizione nello spazio” di un theatrum mundi maestoso in quanto del tutto fragile, monumentale proprio perché sommamente delicato. Alberi maestri crea esperienza di/in un luogo non letto come mero sfondo, a mo’ di scenografia rinascimentale, ma all’opposto «drammaturgicamente attivo», come si diceva alcuni decenni fa: elemento costitutivo della creazione tanto quanto il testo, la musica, gli attori (come ci hanno mostrato Appia, Copeau, Craig e non solo, stando ancora dentro ai teatri, e come prima di loro han fatto i mille anonimi artisti vaganti del teatro fuori dai teatri, nei lunghi secoli della damnatio memoriae medievale). In questa genealogia si inscrive, tanto umilmente quanto nettamente, Alberi maestri, facendo ciò che un’opera deve fare: spostare in avanti il discorso dell’arte.” Michele Pascarella – gagarin orbite culturali

Alberi Maestri ci dice di prestare attenzione a tutto ciò che ci circonda, a non dare per scontato niente, a non essere arroganti con gli altri umani così come con le altre forme di vita che ci circondano, ti mette in relazione con l’intorno, ti fa sentire una parte del tutto, essere razionale in mezzo a tanti altri esseri razionali che meritano il tuo stesso rispetto. È un ritorno alla semplicità, alle origini senza però rinnegare il nostro tempo e le sue conquiste, il progresso; non si tratta qui di abiurare la modernità. È un piccolo pellegrinaggio che ti mette in contatto con te stesso, col chi sei, col chi c’è sotto la scorza di sovrastrutture e retaggi, sotto nozioni e futilità. Nel bosco, tra felci e ortiche, perdi il tuo status, il cognome, la professione, l’età: sei soltanto uno che cammina, che fa fatica per raggiungere un punto fuori da sé e anche, finalmente, raggiungersi, trovarsi. Il bosco è una soglia dalle apparizioni continue, dalle scoperte, dove un passo non è mai uguale all’altro, dove devi sempre essere vigile e attento, dove tutto scorre, si muove: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere occhi nuovi”, diceva saggiamente Marcel Proust. Al mondo vegetale dedichiamo sempre troppo poco del nostro tempo. E non consideriamo le radici che si “parlano” e si accarezzano sotto terra, non consideriamo che gli alberi hanno quindici sensi e non cinque come noi poveri mortali, che gli alberi vivono centinaia o anche migliaia di anni, che possono rigenerarsi. Gli alberi non hanno fretta, non fanno corse, non sono in competizione, sono lenti ma tenaci: “Mi hanno sepolto, ma quello che non sapevano, è che io sono un seme”. Dovremmo imparare dagli alberi, a non avere gerarchie, a vivere in una democrazia orizzontale. E mentre cammini, affaticato e sudato, immerso in tutta questa vita, non controlli l’orologio, non ti chiedi “Ma quanto manca?!” ma finalmente vivi, senti, ti riconnetti alle tue particelle più profonde.” Tommaso Chimenti – Recensito

“Ecco che l’esperienza che questa performance offre acquisisce un valore insostituibile: è l’incipit che descrive una direzione, è il limen, la soglia che può consentirci di accedere ad un modello di vita comunitaria da cui potremmo imparare. Ora. Da adesso in poi.” Cristina Cassese – Artvawe

Un’avventura che ti aliena dal mondo contemporaneo e ti riporta agli albori del pianeta facendoti vivere due ore di silenzio in cui gli unici rumori sono quelli del bosco, sia reali che trasmessi attraverso le cuffie in dotazione. Nella drammaturgia di Sofia Bolognini e Michele Losi troviamo tre voci. Una didascalica che entra più nel dettaglio scientifico del mondo delle piante, una poetica che vede il lato romantico dietro ogni foglia infine una che possiamo chiamare popolare e che spiega con un accento romano in le dinamiche degli alberi. Incontrando castagni, ciliegi, frassini e querce il viaggio vola via mischiando scienza, poesia e tradizione, ogni partecipante potrà essere colpito da un aspetto particolare delle informazioni ricevute.” Ivan Filannino – Milano Teatri

“Politico è anche il messaggio che sta dietro alla principale scelta progettuale della performance: l’atto del camminare. Alberi Maestri è un’opera democratica: riduce all’osso le velleità intellettuali e si lascia fruire da chiunque sia in grado di affrontare una camminata in montagna, senza bisogno di particolari conoscenze teoriche. La natura di questa performance la rende senza dubbio un valido punto di partenza per avvicinare al teatro chi crede, non sempre sbagliando, che le arti performative siano difficili da capire o noiose da seguire.” Emanuela Gussoni – Stratagemmi Prospettive Teatrali

“Nelle cuffie – a tratti il pubblico è invitato toglierle per concentrare la propria attenzione sui rumori di foglie e insetti, acqua e vento – udiamo la descrizione dei vari alberi, ma anche riflessioni sulla trascuratezza con cui l’uomo tratta la natura e poi poesia, riferimenti al Vangelo… Una drammaturgia composita eppure coinvolgente, che amplifica l’incanto del bosco e dei suoi abitanti – vegetali e animali – che ora, concluso il cammino e giunti alla fine della salita, ci appaiono meno estranei e, anzi, elementi pulsanti all’unisono con la nostra anima.” Laura Bevione – PAC PaneAcquaCulture

Alberi maestri è un’esperienza da fare.” TI TO – TAGteatro

“Ogni persona, togliendosi le cuffie, scoprirà una percezione diversa del tutto, non solo a livello di fatica fisica o a livello uditivo o visivo, ma anche a livello di anima. Un’esperienza suggestiva e intrigante, il teatro è dato dalla natura stessa che parla e si muove in linguaggi diversi, attraverso i colori, i fruscii, gli animali, i corsi d’acqua. Un ritorno alle radici attraverso le radici.” Roberta Usardi – Modulazioni Temporali

“Ecco che il teatro, già rituale necessario da sempre per l’elaborazione collettiva del trauma e del lutto, può ora potenziare l’immaginario. Alberi maestri per esempio, ci suggerisce l’ascolto di quello che la nostra terra e il nostro mondo ci stanno chiedendo, risvegliano l’attenzione necessaria a sviluppare le basi per una nuova vita, un nuovo equilibrio sociale, in accordo con il nostro pianeta.” Raffaella Roversi – 2duerighe

“È teatro, cinema? O arte visiva? E se fosse qualcosa che precede queste forme e paradossalmente le supera? Se fosse la vita che diventa narrazione attraverso la capacità, esclusivamente umana, di tracciare cornici? Ce lo domandiamo risalendo il Molgora, fra Villa Corna e la vetta del Monte di Brianza, in provincia di Lecco, insieme al gruppo che partecipa ad Alberi maestri.Marco Fratoddi – Liminateatri